venerdì 28 novembre 2003 

Direzione, redazione, amministrazione, tipografia in Vicolo Borgondio n. 6 - Brescia - Cicl. in proprio. A sottoscrizione - 

Articoli e fotografie non verranno rispediti, ma potranno essere ritirati presso la sede tutti i giovedì dopo le 21.00

A T T U A L I T À

Dall'11 al 16 novembre, a cavallo quindi del Forum Sociale Europeo, a nord di Parigi (Saint-Ouen), si è tenuto il Forum Sociale libertario o controforum; gli stessi anarchici lo scrivono sul volantino di quattro pagine: Nous refusons toute partecipation -au FSL- de ceux que nous combattons tous les jours: élus, patrons, ministres, pubblicité, etc. per questa posizione "anarchica" non sono stati lasciati entrare nel corteo ma relegati in fondo dove sono avvenuti scontri con i socialisti. Un Forum ricco di dibattiti quali quelli sulla criminalizzazione della miseria, le lotte dei sans papier e i media di esposizioni dai titoli invidiabili quale: l'immage de la femme dans la pubblicité; les affiches anarchistes de la revolution espagnole; la Commune di Paris; les manifestations et les grèves du printemps 2003. ecc. Concerti dei CICP, Grilles d'égout, Irie revolts e altri hanno diffuso musica Punk, Rock, reggae, raga, hip hop e canzoni francesi. Sabato e domenica 20 ore di video, corto, film, reportage, interviste. In concomitanza ha aperto i battenti il secondo salone del libro anarchico. Radio Libertaire si è mobilitata per diffondere notizie, interviste e dibattiti sul Forum libertario mobilitato per contrastare come sempre i governi e le loro scelte. Appunto i governi -Nessun governo, di destra come di sinistra, non può e non vuole rimettere in causa il capitalismo, stampano sul volantino di quattro pagine gli anarchici, firmato da Alternativa libertaria, comitato di solidarietà con il popolo del Chiapas in lotta, Coordinamento dei gruppi anarchici, CNT, Federazione anarchica, No pasaran, Offensiva libertaria e sociale, Organizzazione comunista libertaria. Nessun governo né oggi né domani impedirà l'estensione della precarietà, cambierà i salari di miseria, frenerà lo smantellamento dei servizi pubblici. La logica liberale, voluta dal padronato, produce miseria e quindi atti di rivolta, dunque ha bisogno di uno stato apertamente poliziesco L'ideologia liberale, considera la nostra vita solamente dal punto di vista commerciale. I libertari propongono rivendicazioni immediate in rottura col capitalismo, il patriarcato, lo statalismo, il nazionalismo xenofobo, il militarismo, il sexismo, il produttivismo e la religione. Dobbiamo far capire che oggi esiste un sentimento che può abbattere il muro, che esiste la speranza di una società differente. Nessuno lo farà al posto nostro tocca a noi in prima persona costruire un'altro mondo. Ma quale? Alternativa libertaria dal canto suo partecipa al forum parigino del movimento -nel rispetto delle scelte dell'organizzazione nonostante questi abbia scelto di dare maggior spazio alle iniziative delle associazioni e delle organizzazioni sindacali. Il movimento libertario denuncia la supremazia di questi all'interno dei forum sociali locali e in quello europeo; alcune associazioni della sinistra istituzionale e dell'estrema sinistra sono sempre riuscite ad imporre in qualche modo i loro interlocutori ai tavoli di discussione-. Ma qualcosa è cambiato e non da Parigi bensì da Genova; da quanto accadde in quei spaventosi tre giorni di manifestazioni. Genova fù un grandissimo appuntamento sociale e umanitario. Tutti i movimenti contrari alla "mercificazione del pianeta" erano presenti con i loro slogan e le loro idee ma la loro vera forza fù di essere li per un richiamo universale al risveglio sociale. Chi scrive ha vissuto quei giorni in prima persona e ricorda che la l'allleanza nelle idee e nei gesti era totale. Tutti sapevano cosa fare, dove andare, l'interesse per l'informazione era pari a quella per il cibo. L'entusiasmo era altissimo. Erano i più forti perché sapevano che le loro richieste (ma anche di chi scrive), erano (e lo sono tuttora), giuste e, che tutto il mondo li stava guardando. Ma venerdì, le forze dell'ordine fecero capire da che parte sta la forza. Dopo quei tristi giorni qualcosa si spezzò e non solo le teste o la vita. Si era spezzata l'unità che stava crescendo dentro. Avevano capito che non potevano spingersi oltre, a Genova hanno scoperto i loro (che sono anche i nostri), punti deboli, Nonostante gridiamo, alle banche armate, ognuno di noi ha in tasca un bancomat, ma non per incoerenza, bensì perchè siamo obbligati a ritirare lo stipendio che ci viene obbligatoriamente versato sul conto corrente. Abbiamo gridato per costruire un mondo migliore senza l'inganno della televisione, ma molti di noi hanno un decoder per vedere le pay tivù. Abbiamo scoperto che la strada per un mondo migliore è difficile, forse impossibile... come si può rinunciare alle comodità? Ora l'atmosfera degli incontri è più culturale e anche più commerciale. L'attenzione non è più puntata ai G8 alle Banche mondiali o ai Fondi monetari, ma verso cose meno pericolose che non ci possono portare allo scontro diretto, come successe a Genova.

Giovanni

Ammutinamento

Pampas

Supero di slancio i luoghi comuni e scopro che non altro da dire. Allora affermo: -Pampas (di cui sono il regista), è uno spettacolo teatrale da vedere perché unico e indispensabile-. Lo slancio iniziale mi permette di godere dell'eccentricità del ruolo e dunque continuo. Per motivi logistico-spaziali sarà possibile godere solo, e mi duole per chi ci sarà e per nulla per altro, di frammenti, quadri della messa in scena completa. Mi piace pensare che il teatro possa permettere al pubblico di sentirsi diverso a spettacolo ultimato. Ad attrici e attori permette lo spazio per una curiosità professionale ed umana. Pampas è vivo tanto da perdersi in sè stesso senza commiserazione. Teso tra cieche risate, verso la sordità istituita. Scostante, felice di non essere verità o novità soprattutto perché la memoria non è nostalgia, ne demagogia, ma un luogo battuto dal vento. Insomma, una commedia romantica, forse inutile. Siamo a Berlino Ovest nel '71, non c'è biglietto d'entrata e già questo... in un istituto di ri-educazione sorvegliata per ragazze. Luoghi dove non c'è bisogno di rifarsi al Vietnam per descrivere il terrore quotidiano, la condizione miserevole. Lo spunto nasce da un documentario della giovane giornalista Ulrike Mainhof sulle metropoli dell'occidente, carico di critica politica e passione, In questi istituti c'è punizione e premio, dove educazione fa rima con punizione, amore con solitudine... Ecco, ora il secolo non è più lo stesso ma come nel secolo precedente, mi pare che il bisogno e la voglia di risposte e partecipazione siano le stesse, ma anche il loro esatto contrario. L'ordine e la legalità costituiti motivano differenti resistenze, ombre sognanti, ancora. Pampas compreso tra aritmia e stili differenti si pone tra quelle ombre. Caricature di gesti estremi e brevi annotazioni. Di nuovo memoria, Dice Monika: -Se ti adegui li fai contenti...ed è per questo che dopo sono gentili con te. No cara mia, mai-. Ancora possibilità, ancora ombre.

Fabio

Ammutinamento

Sgòrbypark

Sgòrbypark è solo uno spettacolo, ma è lo spettacolo del giorno dopo, quando ciò che rimane dell'uomo è ormai rinchiuso e al tempo stesso abbandonato a sé stesso. Gli uomini di Sgòrbypark sono solo un ricordo umano, sono ridotti a rifiuti dopo essere stati sfruttati dal potere ambiguo, sottoposti ad ogni sorta di sperimentazione in nome del progresso per compiere missioni destinate a nutrire il potere, per renderlo più forte e dominante. Il potere dell'uomo sul suo simile. Il riferimento ad organizzazioni militari e paramilitari ci da il senso dell'organizzazione di questo potere, del controllo, dell'uso indiscriminato della violenza programmata, del processo di distruzione. La vita di questi sgorbi è solo sopravvivenza.. Sono stati assassini terminali, compiono un viaggio allucinato, esplorano il peggio di sé ed evocano frammenti di uomo, illudendosi loro stessi di poter essere ancora umani; al tempo stesso, tragici e comici, assurdi. Nel loro rapporto, quello di un comandante e del suo subalterno, si gioca ad un continuo ribaltamento di ruoli dove vittima e carnefice si mostrano e al tempo stesso si confondono perché agiscono su un piano nel quale le loro stesse figure sono solo uno specchio in cui tristemente riconoscersi. Si perché lo scenario di Sgòrbypark è quello di una previsione apocalittica da fine del mondo; il risultato della disastrosa condotta umana.. Quello scenario di immondizia e devastazione raggiungibile grazie alla capacità autodistruttiva propria dell'uomo capace di rinchiudersi dentro un comportamento perverso. La reclusione è nell'anima prima ancora che nel corpo è dolorosa perché priva di alcuna speranza. Giacomo Gamba di: Giacomo Gamba con Laura Mantovi e Davide Fumagalli regia: Giacomo Gamba

C I N E M A

"Magdalene" è un film basato su di una storia tristemente vera, la storia di migliaia di donne rinnegate dalla propria famiglia e abbandonate alla misericordia della chiesa cattolica: queste donne, allontanate perché considerate "cadute dalla grazia di Dio", venivano spesso rinchiuse senza aver commesso alcun crimine, per il solo fatto di essere povere, orfane, vittime di stupro, di avere figli fuori dal matrimonio, o di essere considerate in "pericolo morale". La gestione fu data in mano alle sorelle della Misericordia, le quali costringevano le donne a lavare la biancheria degli alberghi locali, delle università, degli istituti, 8-10 ore al giorno, sette giorni la settimana, senza alcuna retribuzione. La società, che considerava queste ragazze inadeguate o in "pericolo" nella vita normale, riteneva che questo fosse il modo migliore per far loro espiare i propri peccati. All'interno di queste case, la vita senza speranza, le punizioni severe, gli abusi morali e fisici erano all'ordine del giorno. Al loro arrivo, le ragazze venivano private dei vestiti e degli oggetti personali, i capelli rasati e i nomi di battesimo sostituiti con nomi di sante cattoliche. Era imposto loro un severo regime di lavoro, di preghiera e di riposo, ed erano private di qualsiasi contatto con il mondo esterno; niente libri, giornali, nessun contatto con la propria famiglia. Molte ex ospiti hanno descritto la loro esistenza di recluse come peggiore che in prigione, poiché le lavanderie "Magdalene" negavano anche quei pochi diritti che la prigione mantiene. Trattenute contro la loro volontà, alcune donne hanno vissuto tutta la vita dietro le mura dei conventi "Magdalene", vivendo e morendo in completo esilio dal mondo esterno. Inoltre, le suore non hanno mai in alcun modo preparato le ragazze alla vita esterna, cosicché, una volta abbandonate le lavanderie "Magdalene", la maggior parte si è trovata ad affrontare con fatica la nuova vita. Il fatto di essere state ospiti di questi istituti rappresentava una tale vergogna che la maggior parte delle ragazze non ha mai parlato dell'incarcerazione subita ed addirittura molte sono fuggite per nascondersi. Le giovani madri che avevano avuto figli al di fuori del matrimonio, erano separate dai figli, i quali venivano dati in adozione, e costrette a firmare carte che impedivano loro di rintracciarli in un secondo tempo. I figli di tali peccatrici erano considerati in pericolo di smarrirsi per sette generazioni. Le figlie di madri sconosciute venivano rinchiuse in orfanotrofi e successivamente mandate, a diciassette anni, presso le case "Magdalene" a espiare i peccati delle proprie madri. Negli anni '70, alcune delle dieci case esistenti in Irlanda sono state chiuse a causa del boom del consumismo, che incoraggiava l'uso della lavatrice, e dell'indebolimento del potere della chiesa cattolica sulla società irlandese. Nel 1996, è stata chiusa l'ultima casa "Magdalene", lasciando 40/50 donne che ancora vi abitavano, incapaci di affrontare la vita fuori dall'istituto. Ad oggi, la chiesa cattolica non ha ancora né chiesto formalmente scusa né risarcito le donne di "Magdalene". La maggior parte di queste ragazze ha abbandonato l'Irlanda per ricostruirsi una vita in Inghilterra o ancora più lontano. È stato calcolato che 30.000 donne e ragazze hanno vissuto fino alla morte all'interno delle lavanderie "Magdalene". La condizione delle donne degli istituti "Magdalene" è stata portata la prima volta all'attenzione dei media nel 1992, con la premiata produzione "Eclipsed" di Patricia Burke Brogan. La Brogan aveva lavorato in una di queste case durante gli anni sessanta e ha tentato di distruggere il marchio di infamia che circondava queste case. Ha commentato che "le donne erano vittime innocenti di una società irlandese puritana, rinchiuse a vita, condannate all'oblio, anonime perfino nella morte". La cantautrice Joni Mitchell ha successivamente scritto la canzone "The Magdalene Laundries" nel 1997, diventata la canzone di protesta non ufficiale delle sopravvissute di queste lavanderie. Peter Mullan ha scritto "Magdalene" dopo aver visto il documentario "Sex in a Cold Climate" su Channel 4, che portava alla luce la condizione delle donne di "Magdalene". Dopo aver visto diversi documentari sulle donne di "Magdalene", Mullan ha lasciato che fossero queste donne a parlare di sé, ed ha estratto l'essenza di queste testimonianze per realizzare il film. "E‚ un film, è inventato, ma si ispira alle loro storie" dice il regista. Mullan è rimasto colpito dal potere assoluto che la chiesa esercitava sulla società irlandese ed ha affermato: "Una volta una donna ha risposto alla mia domanda su come fosse la sua vita di ragazza nell'Irlanda degli anni '60. Mi ha detto: pensa al KGB. Aveva ragione. Era identico al KGB. Se un prete diceva che voleva tuo figlio, glielo dovevi dare, senza fare domande. Si era venuta a creare una strana situazione nella quale la gente non metteva in discussione la chiesa e la chiesa non si metteva in discussione". Mullan è stato inoltre colpito dalla longevità delle case "Magdalene" e commenta: "Io ritengo che lo stato, la chiesa e la famiglia abbiano cospirato contro queste ragazze che ritenevano moralmente irresponsabili. La teocrazia, soprattutto la chiesa cattolica, si considera come guardiano morale delle giovani donne". Mullan ha ambientato "Magdalene" nel 1964, nei dintorni di Dublino. Inoltre Mullan si è ritagliato una parte nel film interpretando il ruolo di O'Connor, padre di Una, la quale cerca di evadere, nel tentativo di abbandonare le lavanderie. Mullan dice del suo personaggio: "La chiesa cattolica, la fede, la famiglia e la reputazione per lui contano più della propria figlia ed è questo il vero dilemma". Mullan ha anche scritturato due donne che avevano lavorato nelle lavanderie in quel periodo, una ragazza e una suora, aggiungendo, con il loro contributo, autenticità al film. "Mi sono avvalso di una certa licenza artistica ma la loro presenza mi ha aiutato a realizzare qualcosa che fosse il più vicino possibile alla realtà", dice Mullan. Le difficoltà incontrate durante le riprese sono state poche, ma nella fase iniziale di ricerca per il progetto, Mullan ed i suoi collaboratori hanno trovato di fronte un muro di omertà da parte della chiesa cattolica e delle generazioni più vecchie, le quali non volevano ricordare il passato. Nel tentativo di mettere un annuncio su alcuni quotidiani irlandesi per trovare materiale per le ricerche, è stato detto a Mullan che non sarebbe stato pubblicato perché troppo controverso. "Mi piace pensare che la chiesa cattolica trovi il fegato per venire fuori e ammettere i propri sbagli, risarcire le vittime e garantire che una cosa simile non succeda più" dice Mullan. Alla domanda se ritiene il film polemico Mullan afferma: "Non si può decidere di essere polemici. La chiesa è troppo sofisticata per questo. Se il pubblico non lo verrà a vedere, la chiesa non darà alcun peso al film. Se invece la gente vedrà il film, allora se ne interesserà eccome". Come prova della sopravvivenza dello spirito umano in condizioni terribili, "Magdalene" cerca di gettare luce sull'arcaicità disumana di un sistema rimasto in vita fino al ventesimo secolo inoltrato e rimasto nascosto per anni. "Magdalene" esige che ognuno di noi prenda atto di queste ingiustizie per evitare che possano ripetersi ancora.

Massimo

C U L T U R A

 Le pedalate della Critical Mass non sono uno dei soliti movimenti di protesta, perché, in questo caso, i ciclisti si sono riuniti per festeggiare la loro scelta individuale di andare in bicicletta, hanno inventato un nuovo modello di spazio politico e sociale assolutamente unico in una società atomizzata e mercificata come la nostra. (a cura di Chris Carlsson, L'uso sovversivo della bicicletta, FELTRINELLI). La CM nasce nel 1992 a San Francisco, dall'incontro di persone che, per vari motivi, si trovano insieme ad affermare il proprio diritto di circolare liberamente in bicicletta. L'espressione, originariamente riferita al processo di fissione nucleare, è stata usata per descrivere la tecnica usata in Cina dai ciclisti per attraversare gli incroci ormai occupati dalle auto: ci si muove in gruppo, solo quando la Massa Critica ha raggiunto una forza tale da poter imporre alle automobili di fermarsi. Il movimento che ne è nato non è assolutamente omogeneo e i suoi membri hanno idee e obiettivi differenti. La bellezza della CM risiede nella possibilità offerta alle persone di confrontarsi, in pubblico, senza ruoli predefiniti e rigidi steccati. La forza della CM sta nel suo carattere anarchico, perché non c'è nessuno che possa controllare, che programmi gli itinerari, nessun portavoce perché più di una manifestazione è la dimostrazione pratica e reale di come un'altra città sia possibile, bella e, soprattutto, divertente. Il suo carattere anarchico ha ostacolato ogni tentativo di inquadramento da parte della polizia e dei principali media: agli sbirri e ai media piacerebbe trovare dei leader da incontrare prima, durante e dopo le pedalate mensili. L'allegria contagiosa di un movimento come CM è una minaccia alla precarietà del mondo di oggi, che ha bisogno della partecipazione attiva della maggioranza dei lavoratori e dei consumatori.

C i c l i
R ecatevi
I nsieme
T racciando
I tinerari
C aotico
A narchici
L addove
M alati
A utosauri
S ostano
S ospirando

CM è un tentativo di rivendicare pubblicamente la vita di relazione e il senso di interdipendenza e di reciproca responsabilità che si stanno perdendo. CM da lo stimolo e la forza per disertare dall' insensata schiavitù quotidiana, che il possesso di un'autovettura e le relative spese comportano. Un'interessante CM si muove a Milano ogni giovedì sera da Piazza Graziano Predielis (dal nome di un pensionato investito da una auto mentre andava in bicicletta), mentre a Brescia si è mossa durante la scorsa primavera riuscendo a liberare il ring della città, creando un po' di scompiglio e parecchio interesse. In un crescendo entusiasmante (nonostante i numeri sempre contenuti), la Massa bresciana è riuscita ad arrivare ai cancelli di EXA (la mostra/mercato delle ed armi leggere), fino alla Mille pedali contro la Mille Miglia, durante la quale, nella serata inaugurale, le biciclette hanno percorso la passerella nel centro storico, aprendo la manifestazione e rallentando i bolidi impazziti. Dopo quella serata la CM è di fatto andata in letargo... a Brescia.

http://www.inventati.org/criticalmass/grazianopredielis/

http://www.circolab.net/criticalmass/  

Cristiano